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Il 22 luglio 2000, a Lecce, è nato il Forum per l'Indipendenza del Sud

Mare Vostrum

Ci fu un tempo, peraltro non lontano, in cui sul Mare Nostrum signoreggiavano gli inglesi. Per gente come Nelson e Lord (non ricordo piú come si chiamava), che affondava le corazzate e gli incrociatori itagliani fabbricati (sicuramente nelle fabbriche di quel ladruncolo di Mussolini) con il cartone e lo sputo, e con essi un insignificante numero di giovani stolti che si erano piegati a seguire il Duce, invece che Vittorio Emanuele III, il quale consigliava disperatamente di lasciar stare con le guerre; insomma dicevo per questi eroi britanni, a cui nella civile Inghilterra si erigono colonne, non c'è piú spazio. Il loro Impero e il loro imperio sono finiti quando gli ultra civili USA si sono pappati tutto l'oro della Banca d'Inghilterra. Senza piú inglesi, il Mare è tornato Nostrum. Nostrum nel senso romano e mussoliniano, cioè noi - dentro - ci facciamo i comodi nostri. E se ci viene da fare la pipí, ci facciamo anche la pipí.

Ho aggiunto la precisazione perché esiste una interpretazione diversa da quella romana e mussoliniana del Mediterraneo. Il Mediterraneo come civiltà. O anche la civiltà mediterranea. Di questa famosa civiltà si era sempre parlato. Poi lo storico francese Fernad Boudel chiarí meglio il concetto in un libro famoso, il piú bel libro di storia del dopoguerra. Forse se scrivo la parola greca koiné, comunità, la gente capisce meglio il concetto dell'autore, secondo cui il Mediterraneo, in passato (e non solo in passato) sarebbe stato una specie di continente culturale, segnato dal mare comune, dalla orografia similare, dall'habitat ripetuto su tutti i versanti: l'orto, il villaggio, l'incessante interscambio di merci, uomini e idee.

Volendo far sfoggio di me, come interprete della grande storia, potrei dire che la visione di Braudel è troppo espansa. Il continente mediterraneo, fondandosi sulla grecità, se comprende la Sardegna, Marsiglia e l'Algeria, lascia, però, fuori la Spagna, romanizzata forse piú d'ogni altra nazione barbara, e quelle aree italiane mai grecizzate o levantinizzate. Insomma l'Italia non sudica, con l'eccezione di Venezia e di qualche porto della Liguria.

Una koiné culturale delle popolazione che abitano le sponde del Mediterraneo orientale, spaccata purtroppo dopo Maometto dalle diversità religiose (Pirenne), è del tutto evidente anche oggi. Un egiziano, un algerino, un corso, entro certi limiti un provenzale della Costa, si trova a suo agio con i meridionali d'Italia.

Questo di cui parlo è un Mediterraneo che non corrisponde a quello di Roma, di Nelson, di Mussolini. Un Mediterraneo che non sarà mai europeo, romano, carolingio, cattolico apostolico romano, napoleonico, unitario europeo, ma solo un'enclave nell'Europa romano-barbarica e calvinista.

Però questa interpretazione non ha spazio. Infatti l'Accademia del Mediterraneo, fondata a Napoli qualche anno fa, è stata trasferita a Bologna, che come tutti sanno è una montagna alle spalle del Porto renano di Rimini. Questo opportuno intervento mi porta a ricordarne uno simile. Una decina di anni fa i pizzaioli di tutto il mondo convennero in Italia per un grande simposium sulla pizza alla napoletana. La manifestazione ebbe luogo - e giustamente - a Riva del Garda. Infatti, se è lo Stato che paga, è giusto che paghi dove i soldi servono.

Nicola Zitara


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