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Attualità

Articoli di questa rubrica


Scrittrice di saggi sulla Questione Meridionale

Ornella e il razzismo sistemico (di cui non parla) (Attualità)

domenica 3 ottobre 2021 di Carmine Colacino

La scatologia mariana tra decreti carta da cesso e Potenza "città di m..."



Sull’aborto anche l’Italia ha il suo Alabama: si chiama Molise (Attualità)

di Chiara Lalli (Wired.it)
domenica 19 maggio 2019

C’è una regione italiana in cui il 71.9% (su 23) degli anestesisti sono obiettori di coscienza: perché a nessuno sembra importare che un servizio sanitario sia offerto a singhiozzo?



L’Italia, uno Stato nato sul furto, cresciuto sul reato, identificato nella disonestà (Italia)

Un’analisi storica
domenica 19 maggio 2019 di Paolo Laurita
Che l’unità d’Italia sia avvenuta per mezzo di furti, tradimenti, violenze e soprattutto di ingiustizie è risaputo. Ma è altrettanto risaputo quanta illegalità fosse a -saldo fondamento- di questo nuovo Stato appena costituito. Basti pensare che già nel 1854, sempre nel regno transalpino, già (...)


A ragion veduta - Il mondo visto dall’UAAR

Compagni (del profeta) che sbagliano (Mondo)

di Valentino Salvatore
martedì 20 gennaio 2015

L’attentato a Charlie Hebdo, ha detto bene Michel Onfray, è il “nostro 11 settembre“. Ha colpito un piccolo giornale laico e libertario, dichiaratamente ateo, scomodo e provocatorio, noto per satira verso tutto e tutti. Anche verso la religione, anche sfidando l’islam e rappresentando il profeta Maometto. Cosa vietata dalla dottrina e inaccettabile per un gruppo di estremisti, che ha deciso di massacrare i giornalisti. Dopo anni di denunce per blasfemia, minacce, insulti e accuse di razzismo, vandalismo, la redazione data alle fiamme.



after six consecutive years of recession

South of Italy in ’catastrophic decline’ after recession (Due Sicilie)

By Nick Squires, The Telegraph 30 Oct 2014
sabato 8 novembre 2014

Southern Italy is undergoing catastrophic demographic and industrial decline after six consecutive years of recession, report warns



Intervista

Pino Aprile: ’’I peggiori libri contro il Sud li hanno pubblicati le case editrici meridionali’’ (Due Sicilie)

di Leandro Verde da ilmetapontino.it 1.10.2014
lunedì 20 ottobre 2014

Appuntamento culturale di notevole livello la settimana scorsa all’Itcg Manlio Capitolo di Tursi, dove c’è stato un incontro pubblico con Pino Aprile.Tanti gli studenti frequentanti gli ultimi due anni di corso che hanno riempito l’aula magna “N. Marrese” per ascoltare l’autore di Terroni e Il Sud Puzza. Accanto a lui c’erano il prof. Giovanni Lasalandra, in rappresentanza dell’associazione Non Solo 58 che ha organizzato l’evento, e il dirigente scolastico Lucia Lombardi.



La Basilicata, la ragione che unisce l’Italia

I 7 milioni in oro nero che ogni lucano paga all’Italia (Due Sicilie)

di Stefano Lo passo - da Meridionalismo.it
giovedì 2 ottobre 2014
In tempi di lega e crisi lo scenario nel Mezzogiorno d’Italia appare quanto mai oscuro. I dati Svimez evidenziano il rischio estinzione dell’industria (-15,8%), l’agricoltura arretra di cinque punti percentuali e la disoccupazione sfiora il 24%, in pochi anni si rischia di grattare il fondo. Per (...)


Sul web appare la lista completa per la spesa solo Made in Sud

Non comprare prodotti del Nord, lascia i tuoi soldi al Meridione (Due Sicilie)

da retenews24 23 marzo 2014
domenica 23 marzo 2014

A cura di Redazione (retenews24)
“Acquistate i prodotti made in Sud!”. Un imperativo categorico per i meridionalisti, una scelta fondamentale per rilanciare l’economia del Mezzogiorno. Il blog dei ‘Briganti’ ha stilato un dettagliatissimo elenco di aziende e prodotti agroalimentari ad hoc per i consumatori, con tanto di categorie in base alle esigenze delle famiglie. La giusta risposta allo strapotere delle industrie del Nord che, come riportato dal sito, “su 72 miliardi l’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 sono di beni e servizi prodotti al Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta poi nel Mezzogiorno, essendo compresa in essi anche la quota di spese estere”.



È ormai chiaro che l’Italia non può essere gestita da Roma da partiti autoreferenziali e inconcludenti.

Grillo: «Se domani l’Italia si dividesse?» (Italia)

dal Sole 24ore dell’8 marzo 2014
domenica 9 marzo 2014
E se domani, alla fine di questa storia, iniziata nel 1861, funestata dalla partecipazione a due guerre mondiali e a guerre coloniali di ogni tipo, dalla Libia all’Etiopia. Una storia brutale, la cui memoria non ci porta a gonfiare il petto, ma ad abbassare la testa. Percorsa da atti terroristici inauditi per una democrazia assistiti premurosamente dai servizi deviati(?) dello Stato. Quale Stato? La parola "Stato" di fronte alla quale ci si alzava in piedi e si salutava la bandiera è diventata un ignobile raccoglitore di interessi privati gestito dalle maitresse dei partiti. E se domani, quello che ci ostiniamo a chiamare Italia e che neppure più alle partite della Nazionale ci unisce in un sogno, in una speranza, in una qualunque maledetta cosa che ci spinga a condividere questo territorio che si allunga nel Mediterraneo, ci apparisse per quello che è diventata, un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha piú alcuna ragione di stare insieme? La Bosnia è appena al di là del mare Adriatico. Gli echi della sua guerra civile non si sono ancora spenti.
E se domani i Veneti, i Friulani, i Triestini, i Siciliani, i Sardi, i Lombardi non sentissero piú alcuna necessità di rimanere all’interno di un incubo dove la democrazia è scomparsa, un signore di novant’anni decide le sorti della Nazione e un imbarazzante venditore pentole si atteggia a presidente del Consiglio, massacrata di tasse, di burocrazia che ti spinge a fuggire all’estero o a suicidarti, senza sovranità monetaria, territoriale, fiscale, con le imprese che muoiono come mosche. E se domani, invece di emigrare all’estero come hanno fatto i giovani laureati e diplomati a centinaia di migliaia in questi anni o di "delocalizzare" le imprese a migliaia, qualcuno si stancasse e dicesse "Basta!" con questa Italia, al Sud come al Nord? Ci sarebbe un effetto domino. Il castello di carte costruito su infinite leggi e istituzioni chiamato Italia scomparirebbe. È ormai chiaro che l’Italia non può essere gestita da Roma da partiti autoreferenziali e inconcludenti. Le regioni attuali sono solo fumo negli occhi, poltronifici, uso e abuso di soldi pubblici che sfuggono al controllo del cittadino. Una pura rappresentazione senza significato. Per far funzionare l’Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni, recuperando l’identità di Stati millenari, come la Repubblica di Venezia o il Regno delle due Sicilie.
E se domani fosse troppo tardi? Se ci fosse un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, dell’autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige alla Francia e all’Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene. E se domani....
ALCUNI DIRITTI RISERVATI (CC BY-NC-SA)


Intervista a Pino Aprile

Nord e Sud: il passato che non passa (Due Sicilie)

da Brain Food
sabato 9 novembre 2013
In Italia sembra che il “passato” non sia mai passato, spiega lo scrittore e giornalista, Pino Aprile, intervistato a “brain Food” per l’uscita del suo nuovo libro, Il Sud puzza (Edizioni Piemme, 2013). “Per via di “Terroni”, mi dicono ma che senso ha, continuare a parlare di cose successe 150 anni (...)


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