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Deliri senza fine

All’armi siam (ancora) fascisti

di Alessandro Baoli - da Cronache Laiche
domenica 28 agosto 2011

All’armi siam (ancora) fascisti

di Alessandro Baoli

Sarà il vento della Norvegia, sarà che certe cattive abitudini sono oramai impresse col fuoco nel nostro dna di italiani, sarà che ogni periodo di crisi economica e sociale produce terreno fertile per la coltivazione della paura e dell’intolleranza, ma non c’è niente da fare: non riusciamo a liberarci dallo spettro del fascismo.

Da quel terreno fertile ora è ri-spuntato il signor Gaetano Saya, fondatore del Partito Nazionalista Italiano (qui il sito, ma attenzione: solo per stomaci forti), uno dei movimenti diretti eredi del Msi-DN, e quindi dei fasci di mussoliniana memoria; è tornato con una nuova iniziativa già salita agli onori delle cronache, e utile a far esibire chi ne è dotato – molti – la consueta ipocrisia. Vediamo cosa succede stavolta.

Dopo le ronde nere presentate nel 2009, con tanto di simbologia e divise simil fasciste, Saya e compagni… pardon, camerati, tornano alla carica, stavolta con il “Programma per la liberazione dell’Italia”. Chi vuole leggere il manifesto integrale si accomodi qui, per gli altri riassumiamo riportando alcuni punti:

«Si dovrà impedire ogni nuova immigrazione di non-italiani. Noi chiediamo che tutti i non-italiani che sono immigrati in Italia dopo il 31 dicembre 1977 vengano costretti a lasciare immediatamente il territorio nazionale.»

«Noi chiediamo la lotta legale contro le menzogne politiche consapevoli e contro la loro diffusione a mezzo della stampa. Per rendere possibile la creazione di una stampa italiana, noi chiediamo: a) che tutti i redattori e collaboratori di giornali pubblicati in lingua italiana debbano essere connazionali; b) che i giornali non italiani debbano ottenere, per esser pubblicati, una espressa autorizzazione dello Stato; e che devono venire stampati in lingua italiana; c) (…) I giornali che contrastano con l’interesse della comunità devono essere vietati. Noi chiediamo la lotta legale contro una organizzazione artistica e letteraria che esercita un influsso disgregatore sulla nostra vita nazionale, e chiediamo la chiusura delle istituzioni che violano i principio sopra esposti.»

«Il Partito, come tale, difende la concezione di un cristianesimo positivo, senza legarsi confessionalmente ad una determinata fede. Esso lotta contro lo spirito materialista entro noi e fuori di noi, ed è convinto che un durevole risanamento del nostro popolo può avvenire soltanto dall’interno, sulla base del principio: l’interesse comune deve prevalere sull’interesse privato.»

Circolano, a ulteriore scorno della dignità nazionale, foto del nostro insieme all’ammiratore Domenico Scilipoti, una delle tre gambe dell’attuale governo illegittimo (perché non è quello uscito fuori dalle elezioni del 2008) di centro destra.

Perché riportare questi deliri, diranno i lettori; ebbene, fate caso alle parole chiave che vengono evidenziate nel sito ufficiale del PNI, in particolare in un attacco a dir poco violento al cronista di Repubblica Marco Pasqua: «Cosí attento ai problemi degli omosessuali (sul suo blog scrive solo di quello) da non lasciare spazio all’immaginazione sui suoi torbidi gusti sessuali; probabilmente sarà uno di quelli che in occasione di qualche Gay Pride lo si può facilmente trovare con l’uccello di fuori sui carri allegorici a scambiare effusioni con un negro di 210 cm di altezza per non parlare delle lunghezze di altri organi fisiologici ai quali Marco Pasqua dedicherà particolare attenzione nell’intimo della sua cameretta […] Marco Pasqua è uno di quelli che sogna un mondo pieno di questo: [seguono foto del Gay Pride e una scena da un film porno gay, ndr] Ma non temere Pasqua, un cappio lo riserviamo anche per il tuo collo.»

Non avete già sentito tutto questo, sfumature a parte? Si che l’avete sentito. Allora perché tanta attenzione a senso unico? Sarà il colore a fare la differenza? Forse il nero oramai è demodé, e adesso va forte il verde (si porta su tutto), per cui quest’ultimo è non solo tollerato ma persino istituzionalizzato, nonché blandito in momenti di difficoltà partitocratica come quello attuale. Ciliegina sulla torta, in chiusura del video di propaganda del PNI, l’immortale motto: «Dio è con noi». Di nuovo!

Un dubbio ci rode: non sarà che i camerati di Saya hanno ragione a dire che «ciò che noi promulghiamo altro non è che il pensiero del popolo italiano»?


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