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Colonia Basilicata

La distruzione della Basilicata

dal blog di Beppe Grillo - Intervista a Felice Santarcangelo, portavoce pro tempore dell’Associazione No scorie Trisaia
sabato 25 giugno 2011

La Basilicata sfruttata, distrutta e ricompensata con l’elemosina dei petrolieri. E’ il nostro futuro Golfo del Messico tra tralicci in mare, scorie radioattive e terra avvelenata dal petrolio.

Intervista a Felice Santarcangelo, portavoce pro tempore dell’Associazione No scorie Trisaia:

Basilicata tra scorie e petrolio
Sono Felice Santarcangelo e sono il portavoce pro tempore dell’Associazione No scorie Trisaia. Siamo nati nel 2003 contro il deposito di scorie nucleari a Scansano Ionico il comitato si chiama Non scorie Trisaia e prende nome dal centro nucleare che si trova a Rotondella Matera che è il centro Sogin della Trisaia. Ci siamo occupati di tutto quello che riguarda la difesa e la tutela del nostro territorio perché abbiamo aperto un po’ gli occhi su quello che stava avvenendo proprio sulla nostra terra a nostra insaputa, ci siamo accorti che le società petrolifere stavano colonizzando la Basilicata e distruggendo il territorio, non solo il pericolo nucleare del deposito, ma anche il pericolo delle trivellazioni petrolifere altamente impattanti sui nostri ecosistemi. La Basilicata è una regione ricca d’acqua, che fornisce acqua a sé stessa e anche alla Puglia, dal fronte potabile e dal fronte agricolo, abbiamo diversi bacini idrici e le trivellazioni petrolifere mettono in pericolo quella che è proprio la risorsa acqua, per cui il petrolio che è una risorsa a termine può mettere irreversibilmente in crisi la risorsa acqua che è invece una risorsa rinnovabile, sul mare è ancora peggio perché non esiste una tutela particolare delle trivellazioni offshore cosí come vogliono far credere le lobby del petrolio, innanzitutto legale perché chi trivella molte volte non sono delle Spa ma sono delle Srl, quindi come facciamo a affidare il nostro mare a delle Srl, se succede un disastro chi paga? Vediamo quello che è successo nel Golfo del Messico cosa hanno risarcito e ci sarà mai un risarcimento adeguato di fronte a una catastrofe? Quando si parla di catastrofe e quando si parla di inquinamento che non viene rilevato o che meglio viene rilevato dai pesci, dalla fauna e dalla catena alimentare che viene inquinata che va a finire… sulla pelle delle persone che consumano il cibo, chi quantificherà mai questi danni, quindi le malattie che ne possono venire fuori? Anche perché, tra la terra ferma e il mare, loro utilizzano diverse sostanze chimiche altamente pericolose, da finire in discarica di rifiuti pericolosi, tossico – nocive, perché scendere in profondità a 3000/4000 metri comporta l’utilizzo di sostanze chimiche che formano la camicia del foro, una struttura chimica che scioglie la crosta terrestre e sono tutti dei fanghi che poi in parte vengono raccolti in superficie e trattati come rifiuti pericolosi, altri restano nel terreno e vanno a inquinare le falde acquifere, questo nella fase di perforazione, tutti questi fanghi finiscono nel mare, non è che vengono raccolti, una parte restano nella terra e una parte vengono raccolti in mare per cui l’impatto è immediato, a prescindere da quell’esame che fanno con le onde d’urto sui fondali che poi come abbiamo visto lungo l’Adriatico fanno spiaggiare i cetacei perché sono altamente pericolose e proprio per i pesci di determinate dimensioni che si disorientano e quindi si spiaggiano, c’è un effetto proprio immediato già nella ricerca non invasiva.

Trivelle nel mar Jonio
Sul mare sono già due anni che li stiamo bloccando perché ogni tanto c’è una concessione nuova, quello che invece non riusciamo a bloccare sono le perforazioni sulla terra che interessano la Valle D’Agri principalmente e a macchia d’olio tutto il territorio lucano. In previsione la Basilicata, escluso il Parco del Pollino e una piccola parte del Parco della Vall D’ Agri, sarà trivellato, un 100%, intendono estrarre tutto e subito dalla Basilicata soprattutto perché gli conviene, che da noi pagano le royalty piú basse del mondo, e non hanno regole, non c’è una regola che gli vietano di trivellare in un fiume, di trivellare vicino alla diga del bacino di acqua potabile, non c’è una regola che gli vieta di trivellare vicino alle abitazioni. A Policoro nel 1991 esplose un pozzo di gas, bruciò per 15 giorni senza che nessuno riuscisse a spegnerlo, vennero da tutte le parti del mondo, però il pozzo di gas bruciò finché non si spense da solo, per cui noi combattiamo proprio la Regione Basilicata e i suoi enti che autorizzano queste trivellazioni … è un po’ come la Cina, le imprese vanno in Cina perché pagano poco la manodopera e non hanno regole ambientali per cui inquinano e guadagnano, non pagano la manodopera e guadagnano, le società petrolifere in Basilicata fanno la stessa cosa, vengono e non cacciano soldi sulle royalty, quindi incassano di piú! Non hanno regole ambientali, quindi possono inquinare, quindi risparmiano sull’inquinamento, per cui il guadagno è sempre al quadrato.
Hanno fatto quello che hanno voluto in 10 anni, siamo stati noi a dire: “Non trivellate in certi posti perché è pericoloso, fate i controlli perché non li fate”. La Regione Basilicata ha attivato il controllo sull’idrogeno solforato 10 anni dopo le trivellazioni solo perché come Associazione abbiamo sollevato il problema e poi c’è un altro dato molto importante: i limiti di emissione sono elevati per legge, l’industria petrolifera può inquinare per legge, per cui qualsiasi monitoraggio che possiamo fare troveremo sempre tutto a posto. Faccio il caso dell’idrogeno solforato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i limiti di idrogeno solforato sono dello 0,05 parti per milione per l’industria petrolifera italiana possono raggiungere le 30 parti per milione, questo significa che l’inquinamento può essere 6mila volte maggiore e con questi numeri noi troveremo sempre che è tutto nella norma.
In Basilicata si estrae petrolio da circa 10 anni e da circa 10 anni il petrolio lucano soddisfa appena il 6% del fabbisogno nazionale con una Basilicata trivellata già al 60%. Con la nuova intesa si vuole raddoppiare questo 6% e portarlo quasi al 12% e il Ministro Romani ha chiesto alla Basilicata qualcosa come 90.000 barili in piú di petrolio, al giorno. Questo comporterà una trivellazione sistematica di quasi tutta la Regione e in più vuole trivellare il mare Jonio con piattaforme offshore che vanno dalla punta estrema della Calabria al golfo di Taranto.

Catena umana a Policoro
Nell’arco di 4 o 5 anni tireranno tutto e devasteranno un’intera Regione con il rischio di danneggiarci l’acqua che ci serve per dissetare due regioni: la Puglia e la Basilicata, per cui la questione è molto seria e è presa sottogamba dalla Regione Basilicata e da chi vuole tirare il petrolio e se ne frega niente di tutto il resto, non solo, a noi ci danneggiano addirittura l’agricoltura perché attualmente se va vicino il centro Oli di Vigiano gli agricoltori non vendono piú nulla perché già quell’impianto ha distrutto, non solo con la puzza, ma proprio con il nome col fatto che è una zona inquinata la gente non compra piú nulla, figuriamoci se poi nella catena alimentare troviamo una serie di inquinanti che vanno a finire in tutta l’altra agricoltura nella Regione agricola cioè i nostri prodotti che fine fanno? O il turismo che si sta sviluppando e che è il fiore all’occhiello della nuova punta dell’economia sui nostri due mari perché noi abbiamo due mari: Tirreno e Ionio, mentre stiamo incentivando questi posti di lavoro con le trivellazione andiamo a distruggere investimenti e proprio i posti di lavoro, per cui sono due economie altamente incompatibili, questo discorso… noi abbiamo detto: “volete tirare il petrolio?” -“Sí!” –“Definiamo delle regole, ci sono delle regole, inquinate l’acqua? Allora non si tira il petrolio. Ci conviene economicamente? A queste condizioni assolutamente no”. Se ci date il 7, 10, 15 pure arrivando al 50% volendo, noi non possiamo cambiare la nostra economia…
Romani vuole tirare, raddoppiare la produzione in Basilicata e tirare pure nel Mar Ionio, per cui il problema è abbastanza serio, lui impone un certo discorso e il Presidente De Filippo con la sponda del Pdl è d’accordo su questa intesa, noi gliel’abbiamo già contestata, adesso ci aspettiamo che i sindaci dei territori con le popolazioni decidano il da farsi e questa catena umana è una prima iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo grave problema.
La catena umana la faremo a Policoro il 26 giugno verso mezzogiorno sulla spiaggia di Policoro. Policoro è lunga 5 chilometri per cui possiamo fare una catena lunghissima e lo facciamo in contemporanea con l’iniziativa di Oceana che è un’associazione internazionale che il 25 giugno fa catene umane su tutte le spiagge contro le trivellazioni a mare, contro gli offshore. Noi siamo nella fase preliminare, ogni volta che facciamo iniziative per fortuna cerchiamo di anticiparle nella sua realizzazione, a noi interessa bloccare l’intesa con il Governo perché non ci sono regole su questa intesa, è una scelta calata dall’alto che non ci conviene economicamente perché ci distrugge, non c’è una convenienza né economica e né per il futuro, noi rischiamo di bruciare una regione per favorire gli interessi delle società, perché nell’ istante in cui gli aumentano le royalty già loro non vengono piú e farlo nella nostra Regione è un danno irrimediabile per il futuro, siccome non c’è coscienza e non c’è criterio, non c’è solo l’interesse, allora i cittadini devono alzare la voce e autodifendersi proprio per certe scelte.


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