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La regione ideata dal Minghetti nel 1861

Sulla proposta di legge del 1861 al Parlamento col titolo repartizione del regno
lunedì 17 maggio 2010 di Valerio Rizzo

Regione in Italia! Veramente l’ora del tempo non parrebbe propizia a quelli che adesso da un lato odono discorrere di risurrezione dello stato di Milano, e sentono dall’ altro il rombo d’un’altra campana, evoluzione e rivoluzione, per il doloroso parto vaticinato da Marx, che segner? la fine della societ? borghese.
Sta troppo saldo l’edificio dell’unit? italiana alla ridevole minaccia elettorale d’un anacronismo, profferita da pochi in quella regione che l’unit? nazionale volle e cement? col sangue ed in essa si ? fusa. Non di credenze religiose, definite fenomeni patologici della psicologia umana; non di forme di governo o confini di nazioni (invenzioni della societ? borghese) si briga il socialismo d’oggid? con la sua scienza positiva nella lotta di classe; e sorride del socialismo romantico di sovrani e di uomini politici, per lo scopo a cui esso intende; ch’? la eguaglianza economica con la sostituzione della propriet? collettiva alla propriet? individuale. Fino a tanto che dura questa societ? borghese si pu? tranquillamente discutere di regioni in Italia.
Ma non si tratta di cominciare, bens? di ripigliare studii e disegni gi? concreti e de’ quali l’attuazione rest? in sospeso quando, riconquistata la indipendenza, fu ricostituita la unit? nazionale. Anzi poich? a quel che ora io odo anche da uomini tenuti in concetto di antesignani di ogni progresso politico e civile, si discorre di regioni e radicali innovazioni amministrative, non per dare lode o mala voce ad una parte politica pi? che ad un’altra, reputo giusto che si tenga bene a mente quale fosse l’ordinamento amministrativo che nel 1861 si era studiato e proposto pel nuovo regno d’Italia.
Marco Minghetti presentando nella tornata del 13 marzo 1861 al Parlamento il disegno di legge col titolo repartizione del regno ed autorit? governative, disse: ?L’ordinamento del regno deve avere per base la ripartizione territoriale. il comune ? la prima e pi? semplice associazione di famiglie aventi interessi intimi e quotidiani fra loro: esso deve liberamente amministrarsi, salvo quella vigilanza che nella legge relativa sar? indicata. Se v’? in Europa paese dove la provincia formi un ente spiccato e quasi necessario, o per ragione geografica o per ragione storica, esso ? veramente l’Italia. Ivi intorno alla citt?, quasi intorno a nucleo di cristallizzazione, a poco a poco si agglomerarono i comuni minori e rurali e strinsero vincoli che non si possono disgregare fra loro, n? confondere con altri: essa ? gi? costituita dalla geografia ... Ma le province italiane furono sinora aggregate in reparti pi? vasti, che ebbero centri in alcune citt? cospicue per popolazioni, per ricchezze, per arti, per tradizioni e per splendore. Il moto nazionale d’indipendenza e d’unificazione ha per sempre annullata la personalit? politica degli stati ? ma la unit? politica importa necessariamente la unit? amministrativa? Unificato tutto ci? ch’? sostanziale, la politica, l’armi, la finanza, la legislazione, ? bene che duri la parte amministrativa, dir? cos?, tutto l’accessorio con quella variet? che si attemperi all’indole diversa de’ popoli ed alle loro presenti usanze; e credo che l’imporre subito e dovunque le identiche forme ed i medesimi regolamenti recherebbe gravi inconvenienti e susciterebbe gravi ripugnanze senza corrispondente profitto ... La regione dunque, quale noi la concepiamo, potr? tornare accetta a coloro che veggono in essa una naturale variet?, destinata a conservarsi ed a cooperare con bell’armonia all’unit? nazionale ... essa ha il vantaggio di fondarsi sopra uno stato di fatto ed abituale ...".
In tali termini il Minghetti espresse il suo concetto ed il regno ripart? in regioni, province e comuni, e temporaneamente in periodo di transizione, come egli dichiar?, aggiunse il circondario. Non circoscrisse le regioni italiane; ma espresse i tre elementi contemperati insieme da tenere a calcolo: l’elemento geografico, l’elemento storico che per comunanza di leggi ha creato abitudini ed interessi, e le inclinazioni delle popolazioni.
Egli addit? le due isole maggiori, la Sicilia e la Sardegna, come regioni fatte dalla natura: nell’Italia inferiore, segnate per monti e per corsi d’acqua, e si pu? aggiungere per propria storia, indic? quali regioni le Calabrie, le Puglie, la Campania e gli Abruzzi, se pur la parte adriatica di questi ultimi non si voglia unire alle Marche, e la parte aquilana serbare ad altri destini. Piemonte e Liguria formano gi? due regioni distinte, e l’ultima si pu? allungare sino a toccare Toscana. Questa per ragione geografica, storia, istituti ed abitudini ? regione distinta, se pur non le si voglia unire Umbria. Le Romagne e Marche, ove a queste non si voglia unire parte di Abruzzi, formano gi? bella regione adriatica. Per la diversit? d’istituti e di leggi, pi? che di postura geografica, Lombardia ? regione distinta.
Impacci il Minghetti trovava nel costituire dell’Emilia una regione unica, da che se dal Po alla Cattolica evvi attinenze geografiche, v’? grande diversit? di istituti e di leggi, s? da renderne poco agevole l’assimilazione amministrativa; e fu pi? un espediente politico che un organismo amministrativo la Emilia sotto la dittatura Farini. Egli propone come obbietto di studio se convenga tenerla unita o dividerla, se aggregare l’uno de’ due ducati od entrambi alla regione subalpina. Ei conchiudea sottoponendo al parlamento che, anche per decreto reale e nel corso del sessantuno, si avesse a ripartire il regno nelle suindicate regioni.
Senza discutere se di tutte ed in tali termini s’avesse a determinare la circoscrizione delle dodici regioni del Minghetti, ? lieta ventura per la patria che se ne debba ora aggiungere altre due: il Veneto quale per ora ?, ed il sospirato Lazio che pu? comprendere quell’Umbria che il Minghetti dubitava d’aggregare a Toscana, quando riserbava a vaticinati ed ora avverati destini la parte aquilana degli Abruzzi.
Il disegno del Minghetti non fu accolto dalla commessione parlamentare e la camera non disdisse il giudizio di essa.
I nove officii che elessero la numerosa commessione esaminavano quattro disegni di legge, presentati insieme nella tornata del 13 marzo: 1? ripartizione del regno ed autorit? governative; 2? amministrazioni ed elezioni comunali e provinciali; 3? consorzii fra privati, comuni e province; 4? amministrazione regionale; e tutti e nove pronunciarono sentenza contraria alla regione come ente morale e corpo amministrativo. Sette la respinsero anche come uno scompartimento governativo, due appena la tolleravano con certe limitazioni; e de’ diciotto commissarii votanti appena sei si acconciarono alla regione, scompartimento di governo; tutti poi unanimi condannarono la regione ente morale ed amministrativo. La condanna non poteva essere pi? solenne; la regione si disse morta, ma molta gente diceva sottovoce: eppur si muove, e risorger?


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