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Arrestato ex uomo del Sisde: calunnia a “tavolino” contro il pm. Coinvolti anche i vertici della Procura di Potenza

Woodcock nel mirino

di Antonio Massari - da Il Fatto 1.xii.2010
giovedì 2 dicembre 2010
Ora il punto è capire chi – e soprattutto perché – voleva mettere all’angolo il pm Henry John Woodcock. L’arresto per semplice calunnia non deve ingannare: questa storia potrebbe rivelare scenari ben piú foschi. Un paio di avvisi di garanzia – come vedremo – sono stati già recapitati ai piani alti della Procura generale di Potenza. L’inchiesta che sta facendo tremare la Basilicata è incominciata silenziosamente: rintracciando il percorso d’un pacco postale. Gli investigatori hanno ricostruito la traiettoria di uno strano esposto, indirizzato alla Procura generale di Potenza e a qualche quotidiano, che mirava a delegittimare un pm scomodo e il suo piú fidato investigatore. Nella busta c’era un’accusa pesante: il pm Henry John Woodcock, si leggeva nella lettera anonima, aveva favorito delle fughe di notizie. E per questa vicenda, con l’accusa di calunnia, ieri è stato arrestato un ex funzionario del Sisde, oggi impiegato del Tribunale di Melfi: Nicola Cervone. Secondo l’accusa, quindi, sarebbe stato individuato l’autore. L’ex 007 sarà interrogato nei prossimi giorni. Ma quest’arresto sembra soltanto un tassello, senza dubbio quello fondamentale, di un’inchiesta che invece appare molto piú ampia. E che vede coinvolti, per altri versi, due alti esponenti della Procura generale di Potenza: Gaetano Bonomi e Modestino Roca. Nei mesi scorsi hanno entrambi ricevuto un avviso di garanzia firmato dalla Procura di Catanzaro. Ci provò un altro pm, Luigi De Magistris, a far luce sulle “toghe lucane” e sui loro rapporti con i cosiddetti “comitati d’affari”. E questa nuova inchiesta potrebbe illuminare i rapporti di potere – tra politica, imprenditori e amministrazione della giustizia – in Basilicata: proprio a partire da quell’esposto anonimo che, secondo l’accusa, fu architettato dall’ex funzionario del Sisde, arrestato ieri a Melfi dalla squadra mobile di Potenza, guidata da Barbara Strappato.

L’ex funzionario Sisde è considerato dall’accusa – il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli e alla sua sostituta Simona Rossi – uno degli autori dell’esposto che mirava a colpire Woodcock. Non fu Cervone, però, a spedirlo. Il pacco partì da un ufficio postale di Foggia, per mano d’un poliziotto del commissariato di Cerignola, Leonardo Campagna, anch’egli indagato. C’è però uno strano precedente, però, che vede Cervone protagonista di un’altra vicenda giudiziaria. Siamo tra il 2005 e il 2006 e questa volta, dal calderone delle accuse, viene travolto un altro ex pm della Procura di Potenza: Vincenzo Montemurro, ora sostituto procuratore a Salerno, che per questa storia fu indagato e poi archiviato. All’epoca, Montemurro e Woodcock, erano i titolari delle principali inchieste sull’amministrazione regionale e sulla criminalità organizzata della Lucania. Con indagini come “Iena 1″ e “Iena 2″ svelarono i rapporti sotterranei tra malaffare e politica. Tra i loro principali investigatori, l’ispettore della polizia di Stato, Pasquale Di Tolla. È lo stesso Di Tolla finito, come Woodcock, nell’esposto anonimo per il quale Cervone è stato arrestato. Woodcock, Montemurro e Di Tolla, insomma, con le loro indagini avevano scosso il quieto vivere della cosiddetta “Lucania Felix”. E proprio per le dichiarazioni di Cervone, Montemurro finì indagato a Catanzaro, per concorso in violazione del segreto di Stato, salvo poi essere archiviato. Anche in quel caso, però, tutto nacque con un esposto inviato in procura generale. E qui la storia si fa piú interessante.

L’esposto inviato alla Procura generale, infatti, non riguardava Montemurro, ma i vertici del Sisde.
A quei tempi, infatti, Cervone era stato appena estromesso dai servizi segreti per una vicenda che riguardava il boss della zona: Pasquale Cossidente, a capo della famiglia mafiosa de “I Basilischi”, che era entrato in possesso di un cd-rom piuttosto delicato: conteneva parecchi segreti militari della Basilicata. Fu proprio Cervone, lo 007 che lavorava a Potenza, a scoprirlo. E di quella vicenda parlarono con Montemurro, come persone informate sui fatti, Mario Obinu e Lorenzo Narracci, alti esponenti del Sisde. Per le modalità con cui aveva gestito la vicenda, però, Cervone fu estromesso dai servizi segreti e, quando l’esposto su Obinu e Narracci arriva negli uffici giudiziari di Potenza, la Procura generale il cui sostituto era Gaetano Bonomi – decide di convocarlo. Dopo le dichiarazioni di Cervone alla procura generale, l’esposto finisce al procuratore della Repubblica, che apre un fascicolo d’indagine. Cervone rende altre dichiarazioni e Montemurro – all’epoca scomodo alla pari di Woodcock – finisce indagato a Catanzaro per concorso in violazione del segreto di Stato. Se si tratti di una semplice coincidenza, o invece d’un episodio della stessa strategia, non è dato saperlo, anche se il “precedente” ha attratto la curiosità degli inquirenti. Anche perché, in questa vicenda, oltre Cervone, compare Bonomi: è lo stesso Bonomi che fu indagato per abuso d’ufficio dall’ex pm Luigi De Magistris, oggi europarlamentare Idv, nell’inchiesta “Toghe Lucane”: per lui è stata da poco chiesta l’archiviazione. Nel frattempo, però, ha ricevuto un altro avviso di garanzia e ormai sono in tanti, tra Catanzaro e Potenza, a chiamare quest’inchiesta con un nome seriale: “Toghe lucane2″.


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