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Profondo sud, concorso di bellezza per Miss nostrane
Negli anni ?70 Pasolini, con intuito profetico, spiegava: ?Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a s? l?intero paese che era cos? storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un?opera di omologazione distruttrice di ogni autenticit? e concretezza. Ha imposto cio? ? come dicevo ? i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta pi? di un ?uomo che consuma?, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo, [del] nuovo fenomeno culturale ?omologatore? che ? l?edonismo di massa. [...]
? attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c?? dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo.? (Scritti corsari, 9 dicembre 1973)
In una percezione personale e collettiva di un mondo immodificabile le tradizioni popolari agonizzano rassegnate e altri racconti, altre narrazioni, dominano. Il ?racconto berlusconiano? della persona felice perch? ricca, perch? bella, perch? sempre giovane, potente e nota; il conseguimento del piacere personale come fine principale dell?agire umano, sembra che sia una narrazione largamente accettata. Come dargli torto? Tutto sommato ? umano voler mettere qualcosa sotto i denti. Ci si pu? anche sacrificare ma per un tornaconto: anche santi e martiri cristiani mica si sono immolati per masochismo, ma per ottenere un premio. Agiamo in virt? di ci? che riconosciamo, in qualche modo e prima o poi, utile. La narrazione per funzionare deve offrire qualcosa.
Se oggi chiediamo al centro-sinistra italiano di raccontarci una storia: il nome del protagonista, cosa sta progettando, perch?, dove vuole andare e per fare cosa, con chi, quando, quanto dobbiamo sacrificarci e per meritarci cosa, che risponderebbe? Ben poco di entusiasmante.
Profondo sud, luglio 2010. Il giorno successivo alla sfilata delle Miss, Nichi Vendola parla dallo stesso palco dell?importanza di una nuova narrazione, di ricerca di varchi per costruirla e azzarda addirittura la nascita di un nuovo umanesimo. Forse esagera, ma la direzione ? giusta. Non tutto il paese ? l? sotto il palco come la sera precedente, ma la piazza ? quasi piena lo stesso: in molti sono venuti da tutta la provincia per partecipare a un?altra storia.
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