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IL 4 NOVEMBRE ESALTATO DA CIAMPI COSA FU VERAMENTE PER I MERIDIONALI: 4 novembre, ecco la nostra commemorazione

Pescara, 4 novembre 2005 - Giulio Larosa

Oggi Ciampi ha rinnovato l'indecente cerimonia della commemorazione del 4 novembre.
Per lui e per i massoni suoi amici è sicuramente una giornata da commemorare. Ma anche per noi, d'ora in poi, sarà l'occasione per fare la nostra commemorazione. Noi ricorderemo i fanti dell'eroica brigata Catanzaro che dopo essere stati decimati sul fronte, si ribellarono agli ordini dei generali nell'estate del 1917. Per il rifiuto di tornare in prima linea furono fucilati decine di poveri fanti coperti di stracci, spesso malati e feriti. Finite le fucilazioni, furono tutti rispediti in prima linea dove solo qualcuno riuscí a salvarsi. Stessa sorte toccò, per analoghi ammutinamenti, ad altre brigate di Duosiciliani, ricordiamone solo alcune tra le più eroiche e sfortunate: la Avellino, la Teramo, la Bari, la Messina e la Salerno.
La rivolta della brigata Catanzaro scosse i governanti e i generali dell' esercito dell' Italia tanto che presero provvedimenti speciali, in modo che non ci fossero più ammutinamenti così clamorosi. In mezzo alle brigate composte da duosiciliani, laceri, denutriti, abbandonati nelle trincee, l'Italia Unita che piace tanto a Ciampi, mando'al fronte un altro genere di truppe: soldati ben nutriti, adeguatamente vestiti e ben sistemati, i carabinieri.
Questi però non combattevano contro gli Austriaci ma contro la nostra gente, sparando dalle retrovie a chi tentava di fuggire. Andare avanti significava morire, ma anche tornare indietro significava morire. Ad ogni piccola insubordinazione, a decine venivano infatti fucilati sommariamente, senza processo e, laddove non si individuavano i responsabili, si procedeva alla drammatica strategia della decimazione: un soldato su dieci, innocente o colpevole, veniva cioè sorteggiato e mandato di fronte al plotone di esecuzione, senza pietà, in una sorta di agghiacciante roulette russa.
Un ringraziamento speciale lo dobbiamo a Francesco Suriano che in uno spettacolo teatrale racconta l'ammutinamento della brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa, ricostruito attraverso documenti dell'epoca e grazie alla memoria popolare Roccu u Stortu di Francesco Suriano, uno spettacolo che è assurto a lavoro di culto per un'emozionante fusione di epopea contadina e squarcio antimilitarista sulla Grande Guerra.
Lo spettacolo narra storia del soldato Rocco Sprizzi e della rivolta scoppiata la sera del 15 luglio. La VI compagnia del 142° reggimento, quella di Rocco Sprizzi, si ammutinò completamente e allontanò l'ufficiale di compagnia. Le grida di sfogo, gli spari in aria, le bombe a mano e i corpo a corpo smisero solamente quando cominciò ad albeggiare. Intervennero a questo punto l'artiglieria, i carabinieri e gli squadroni di cavalleria che circondarono le truppe in rivolta. Lentamente e senza un preciso segnale, proprio com'era cominciata, la sommossa si arrestò. Il mattino del 16 luglio i carabinieri e la cavalleria avevano ripreso in mano completamente la situazione. Sedici militari furono arrestati con le armi cariche e le canne dei fucili ancora scottanti e ne fu decisa l'immediata fucilazione. Dopodiché la VI compagnia del 142° fu messa in riga ed ebbe inizio la conta, la decimazione di altri dodici soldati: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci... uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette (a sfumare) ... Un fucilato ogni 10 uomini, scelti a caso, queste erano le "decimazioni", questo era il nome con cui venivano chiamate le punizioni esemplari al fronte.
Questa è stata la Grande Guerra, degnamente è stata chiamata l'ultima guerra del Risorgimento, infatti, come tutte le altre luride guerre del Risorgimento è stata un enorme crimine, un infame imbroglio e un orrendo massacro in cui noi, le Duesicilie, abbiamo fatto la parte della carne da macello.

Giulio Larosa
Ass. Duesicilie Abruzzo


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