A Terzigno, con metodi coloniali
Dopo promesse affidate alla durata delle cronache del giorno dopo, e alla misericordia del vento, l’ autorit? si ripresenta su piazza affidando al suo luogotenente il pacchettino di soluzioni da quattro e quattr’otto. Evidente la sproporzione tra i due termini: le ragioni di una rivolta per legittima difesa e l’incaricato dell’ affare. Un protettore civile deve proteggere con metodi civili: ha invece praticato sul posto l’invio di truppe e metodi militari. Stavolta non bastano pi?, nemmeno se richiamano effettivi dall’ Afganistan smonteranno la vera protezione civile decisa dai cittadini di Terzigno e di altri comuni. ? interamente loro il diritto a proteggersi da comunit? civile contro la discarica sub?ta e quella gigantesca e prossima. Gi? la prima ? da sanare. ? certo che produce danni fisici. Non solo a Terzigno, ? gran parte del sistema di trattamento dei rifiuti a produrre le micidiali nanoparticelle. Si nega ufficialmente l’evidenza, perch? non si adoperano, intenzionalmente, rilevazioni adatte a intercettarle. Sta di fatto che nel raggio di discariche e impianti di smaltimento si concentrano leucemie, neoplasie e altre maledizioni. Contro questa evidenza statistica e scientifica si compatta la barriera dell’omert? ufficiale, pi? serrata di quella mafiosa. ? la dannata contropartita dell’ economia dell’abbondanza: la nuova peste, prodotta dagli scarti mal trattati, che produce bubboni dentro anzich? in superficie. Questa unit? di grandezza del malanno ? al di fuori della portata di un vicer? di gi? provata approssimazione.
Si fa gran caso e grancassa intorno ai pericoli della criminalit? comune, si gonfiano a mongolfiera modesti episodi di cronaca nera. Si istiga un bisogno artificiale di maggior sicurezza. In questo modo si distrae e si dirotta allarme dalla nuova peste, negata e nascosta, che invece comporta la pi? rovinosa aggressione alla incolumit? pubblica.
A Terzigno come gi? in Val di Susa, una comunit?, tutta e intera, si batte per il diritto non trattabile alla vita, alla salute, all’aria, almeno quella pulita. Niente significa la promessa, con l’ aiuto del vento, di liberare il naso da umori nauseanti: resta ammorbata l’ aria intorno a una discarica, pure se sa di prosciutto e fichi.
Terzigno si batte all’unanimit? di vite, et? mestieri differenti ricorrendo all’ estrema risorsa di opposizione, dopo averle sperimentate invano tutte: la rivolta. Non cederanno,anzi. Sono arrivati all’ultimo gradino della penitenza, da l? si ? schiacciati o si vince. Chiamano "Rotonda della Resistenza" lo svincolo che smista vie a Boscoreale. Condivido e aggiungo : No pasar?n. Non passer? l’autorit? che chiama emergenza l’ effetto della sua incompetenza. Non passer? l’ arbitrio di degradare una comunit? a lazzaretto. Non passer? nessuna misura imposta con la forza, che ormai non ? giusto definire pubblica. E’ di parte e di una parte che ha torto. Parte lesa ? Terzigno che ha preso in mano il suo destino e non se lo fa pi? spupazzare. Magnifica ? gi? stata la loro pubblica respinta di indennizzi e compensi. " I figli non si pagano", dice Filumena Marturano. Cos? dice pure Terzigno.
A Napoli intanto cresce la temperatura a dispetto dell’autunno inoltrato. Appartengo per nascita a quella gente accampata sotto un vulcano attivo. Conosciamo lunghissime pazienze e fuochi spenti. Ma quando arriva al bordo la colata di collera, la citt? si ritrova densa e compatta come lava. Nessun sismografo l’ avverte quando ? pronta e allora guai a chi tocca.
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